RISVEGLIO
Oggi c’è la Gay Pride March a Torino. In questi stessi giorni, un anno fa, andava in scena il saggio finale della nostra classe: “Risveglio di Primavera”.
A un certo punto arrivava il momento in cui io, Hänschen, baciavo Giacomo, ovvero Ernst.
Lo spettacolo è andato in scena per tre settimane e per tre settimane ho condiviso con il pubblico il momento in cui il mio personaggio scopre di non essere attratto dalle donne, e poche scene dopo il suo primo bacio, il suo primo ti amo.
A vedere lo spettacolo sono venuti amici, sconosciuti, i miei genitori, la mia famiglia, la mia ragazza e ogni sera la cosa più difficile era prendermi sul serio, prendere sul serio quello che dicevo e che facevo, vivere fino in fondo una vita che non era mia, stare con i sentimenti che nascevano da questa. Senza prendermi in giro, senza evadere per rassicurare tutti che “tranquilli non sono gay, lo faccio solo per lo spettacolo”, ma vedendo, invece, fino a che punto potevo spingere la finzione.
Ed era proprio la finzione a proteggermi, perché nonostante dovessi davvero baciare un altro ragazzo, nonostante dovessi davvero ammettere davanti a una platea di persone che non ero attratto dalle donne, ero libero di farlo veramente, protetto dal teatro. “Il Teatro è dove tutto è finto, ma niente è falso.” e forse adesso l’ho capito per davvero.
Ma perché sto scrivendo tutto questo?
In quei giorni, a Torino, non lontano da dove facevamo lo spettacolo, un ragazzo di 18 anni si è buttato sotto un treno, stanco di tutto l’odio che doveva sopportare solo perché era gay.
Per me, che non mi sono mai dovuto difendere da niente, comprendere un gesto come quello di questo ragazzo sarebbe stato impossibile fino a qualche tempo fa.
Vivere la vita di qualcun altro è un’occasione rara che ci viene offerta solo dai libri, dai migliori film o dal teatro. Ma, mentre ai libri e ai film hanno accesso quasi tutti, raramente si ha la possibilità di FARE teatro, e forse servirebbe a tutti. Poter essere se stessi protetti dalla finzione. Prendersi sul serio. Compiere azioni reali da cui nascono finte conseguenze.
Per questo Favino chiede di fare teatro nelle scuole “non il pomeriggio”, perché ci sono troppe persone che, protette dalla loro “normalità”, deridono le scelte degli altri o, peggio ancora, restano indifferenti alle sofferenze altrui e iniziano a marcire. Io stesso ho rischiato di marcire. Poi ho incontrato Hänschen, la sua vita e ho capito che una tolleranza passiva non serve a nulla, non basta non avere nulla contro, non basta cercare di non ostacolare le battaglie altrui.
Serve fare la propria parte e forse ho capito quello che posso e devo fare io, che possiamo fare tutti.
Prendiamo sul serio il dolore degli altri.
PIETRO MACCABEI