Lo Sciopero

Se l’insegnante è precettore ed esecutore dei fondamenti per la convivenza sociale, durante lo sciopero sindacale il docente è chiamato a riflettere sulla legalità della sua professione. Nel docente troviamo virtualmente riuniti i tre poteri separati delle Istituzioni statali. Guai, però, se il docente ne abusa! Per essere un buon educatore si deve lottare contro sé stessi perché i tre poteri restino separati. Pretore e magistrato nel quotidiano; riformatore durante l’astensione. Ciò poiché, di norma, dalla cattedra non si detta legge. Si diffonde e si punisce coloro che non la rispettano. Da questo la necessità che il docente si comporti con autorevolezza piuttosto che autorità. Il maestro dovrebbe liberarsi dei capricci del Sovrano assoluto; è tanto migliore quanto più si approssima ad avvocato e tribunale della classe.

Per uno studente, diventare insegnante è una rivoluzione copernicana non diversa da quella che i giovani delle società orali percorrono quando sono eletti fra gli adulti: con la maturazione del corpo si scopre anche la responsabilizzazione della libertà. L’età adulta ci richiede consapevolezza per vivere in società, comprenderne le regole, talvolta promulgarle, proprio come ad un docente si richiede di aderire all’implicito codice morale della sua corporazione, provare a rettificarlo - se necessario - e perpetuarlo. L’ingresso nella società dell’insegnamento non deve avvenire in classe; lì ci si fanno le ossa. È durante lo sciopero che deve compiersi la festa: a un tempo sospensione dal quotidiano e introduzione in uno stato più profondo di esso. Anche se l’istituzione dell’insegnamento è stata funzionalizzata dalla burocrazia che la controlla, un buon insegnante dovrebbe percorrere un rito di passaggio verso l’esterno. A Teseo sarebbe bastato alzare un drone sopra il labirinto. Lo sciopero è la dionisiaca del mentore: lontano dalla cattedra la maestra e il maestro devono compiere la loro maturazione. Soltanto fuori dal lavoro possono vedere riflessa l’immagine che il lavoro prescrive loro.

FABRIZIO WALTER ARTERO