Prometeo on air
Tanto spesso colui che si distingue per spirito o per intelletto si sente abbandonato, solo o impazzito, tanto da distinguersi per non impeccabile nonchalance quando è ora di fare vedere i trofei. Per la storia delle Arti, i Salieri sono gli individui della più difficile maneggiabilità. Tanto ingegnosi quanto duri a morire. Ora, che l'arte o l'acume non siano sufficienti per essere considerabili degli «honnet homme», è fatto noto grazie al mito di Prometeo, ed è tanto indubbio quanto questo: che coloro che si destreggiano con grande dignità fra le materie liberali non soltanto sono incompresi, ma volentieri rinnegati, borné dentro l'opinione pubblica, guardati con esoterico sospetto. La loro comparsa lascia impotenti i semplici, come se questi ultimi dovessero giudicare Robin Hood che ruba le caramelle a Mafalda e le regala ad Oliver Twist.
Le amicizie fra Dante, Adorno, Pavese, Tiresia e tutti i prescritti si faranno forse nell'Aldilà. Poiché sempre più disabituati a sbolognare la comprensione all'automatismo dei significati, noi dell'Aldiqua ci perdiamo davanti alle parole dei saggi come l'osservatore che guarda il dito anziché la luna. La più sottovalutata qualità dei saggi, dei Prometeo cioè, è l'ascoltabilità. Che il buon ascoltatore sia una mosca bianca è indubbio ma pur sempre una comoda scusa. L'attualità del nucleo tragico di Prometeo non sarebbe la controversa punizione dell'impertinente se questi non fosse gettonato come Jim Morrison fra le ragazzine. Ci fosse stato un passante che non si è fermato in Scizia: l'audience di Prometeo è la testimonianza del più antico amore criminale di cui si abbia memoria. Il rovescio della medaglia però brilla più del fronte: se non verrà un tempo in cui la saggezza e i progressi saranno ascoltati, ogni ciarlatano potrà dirsi un Prometeo e i Prometei inizieranno a parlare da soli.
FABRIZIO WALTER ARTERO