La Schiera per me
8 agosto 2022.
È l’alba, prendo il mio zaino e mi dirigo verso Malesco, in Val Vigezzo. Sono lì per frequentare l’Awareness Campus 2022, a cura di Gabriele Vacis, Roberto Tarasco e gli attori di PEM (Potenziali Evocati Multimediali). Sono lì per praticare la “Schiera”.
Ma che cos’è la Schiera? Questo è stata la domanda posta la prima giornata del campus.
La sera stessa le guide di PEM, Roberto Tarasco e Gabriele Vacis hanno dato le loro personali risposte e abbiamo scoperto essere tutte diverse. Forse non c’è una risposta universale, come nella vita non c’è una sola strada giusta per tutti.
Quindi… ecco cos’è la Schiera per me.
Quando sono in Schiera mi sento un supereroe come Superman, che vola e spacca tutto. Sento di togliere tutti i freni che nella vita mi rinchiudono in una gabbia, che mi fanno vivere nella paura di tutto, nelle paranoie, nel pre-occuparsi di quello che verrà e delle alte aspettative che ho di me stessa.
Schiera mi mette semplicemente nella condizione di “stare” ed esistere, così come sono. Accettarmi in tutto e per tutto, lati positivi e negativi, o almeno quelli che io in modo molto giudicante ritengo tali.
Stare quando sto bene e sento di volare, di ridere, di correre, e quando mi giro scopro che al mio fianco tutti gli altri sono con me e condividono la mia stessa libertà. Ma stare anche quando sto male, quando mi tremano i polsi e mi sgorgano le lacrime e non riesco più a respirare. Anche in quel momento c’è sempre qualcuno che mi stringe le mani e mi sussurra “Lascialo andare” e, reggendone un po’ anche lui il peso, sta con me e non mi fa più avere paura di quello che sento ma insieme lo accettiamo. Quello “stare male” semplicemente esiste, quindi perché sotterrarlo dentro di noi?
E nel momento in cui smetto di concentrare tutte le mie energie ad analizzare e giudicare ogni mio singolo movimento e parola, posso finalmente guardare gli altri ed accorgermi di chi sta intorno a me, posso finalmente vederli ed ascoltarli. E a quel punto mi rendo conto di quante cose io mi perda ogni giorno, quanti sguardi, quanti gesti, quante parole: solo per paura.
É successa una cosa l’ultimo giorno. C’erano due fratelli: fumo e vetro. Ad un certo punto uno dei due si abbraccia le ginocchia e si chiude. L’altro accortosi della fragilità del primo gli si avvicina e lo culla, lo stringe, si prende cura di lui. Esattamente come una palla di vetro contiene il fumo e non lo fa disperdere, lo tiene tutto insieme, compatto, reale. Senza Schiera questo non sarebbe mai stato notato. Senza Schiera non sarei mai stata in grado di commuovermi davanti a questa delicatezza.
Questo è solo uno dei tanti esempi di reale commozione che ho provato in questi quattro giorni all’Awareness Campus di Malesco, in cui sono stata in grado di guardare veramente tutto ciò che mi circondava e di non perdermi i dettagli che troppo spesso mi lascio sfuggire.
Posso quindi concludere che, in contrapposizione alla natura della nostra società in cui vivo una vita insipida, cieca e frustrata, perennemente alla ricerca di “di più”, mi viene il dubbio che alla fine Schiera sia proprio l’opposto:
Guardarsi veramente e stare con quello che si riesce a vedere.
ILARIA TONALI